lunedì 15 febbraio 2016

Il brodo finto di nonna Peppina


Potrebbe sembrare un titolo di un libro di Andrea Vitali ...ma non è cosi!

Vorrei invece ricordare insieme a chi quei tempi li ha vissuti, gli anni sereni della nostra infanzia, quando tutto era più semplice e genuino, quando ancora si giocava a saltare la corda e la televisione era una "cosa" riservata ai grandi...(a parte Carosello e la Nonna del Corsaro Nero naturalmente!)

L'idea mi è venuta leggendo un piccolo ma delizioso libro scritto da Elena e Alberto Mora: "Il dizionario dei sapori perduti" regalatomi da mia cugina Cristina questo Natale. Mi piacerebbe provare ad eseguire le ricette antiche descritte in questo libro e condivedere " ricordi e pietanze" con voi...




Devo confessarvi che è stato ed è uno dei regali più belli che abbia mai ricevuto. Leggere quelle pagine mi ha fatto rivivere commoventi ricordi legati alla nonna e alla mia infanzia. In ogni pagina mi rivedevo bambina, in ogni pagina vedevo l'uomo con il carretto che consegnava il ghiaccio per la ghiacciaia del nonno, mi ha fatto sorridere ricordare quando noi bimbi gettavamo l'acqua sulla stufa economica per vedere le goccine danzare impazzite...Mi ha commosso ogni riga di questo preziosissimo libriccino. Mi sono rispecchiata negli autori, che ringrazio ...
Spero che possa piacere anche a chi è più giovane di me leggere queste parole.
Vi assicuro ...rimangono nel cuore...



Vorrei cominciare con il raccontarvi questa semplice ricetta:

Il brodo finto di nonna Peppina


..." Chiariamo subito: non è quello di dado. Il dado è un'invenzione recente e, come tutte le cose che venivano acquistate,e non venivano dall'orto, dalla stalla o dal pollaio, quindi dovevano essere pagate, erano guardate con sommo sospetto...." ...
.....

..."Si prendeva abbondante sedano dell'orto, tanto duro e fibroso da essere quasi immangiabile, ma in compenso deliziosamente profumato, una grossa cipolla pelata, in cui veniva conficcato un (e uno solo, pena un sapore da medicazione da dentista) piccolo chiodo di garofano; qualche bella carota ben lavata ma non pelata. Si buttava il tutto a freddo, nella pentola, con qualche spicchio d'aglio e qualche foglia d'alloro e si lasciava cuocere a fuoco basso, il più a lungo possibile, fino a che le verdure avevano lasciato tutto il loro sapore nell'aqua. Che quasi per magia, si trasformava, con l'aggiunta di una noce di burro, in un brodo quasi vero.
Provare per credere..."

Ecco questo è il risultato....ora tocca a noi. Sarà un viaggio a ritroso nel tempo...un'occasione per ricordare e raccontare a chi non c'era ancora, com'erano buone "le buone cose di una volta"...


4 commenti:

  1. Mi è venuto voglia di comprare il libro. Grazie :)

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  2. Cara Ale ,corro a comprare questo libro dal mio spacciatore di libri!!Mentre leggevo il tuo post avevo davanti agli occhi la grande cucina della casa di Bargi ,con tutti i ricordi dell'infanzia e dei nonni ,ancora oggi a distanza di anni ,quando varco la soglia di casa ,sento i profumi di allora .Un abbraccio cara amica ,Anto

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  3. Cara Antonella, questo libricino si legge d'un fiato...ma rimane nel cuore!

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